Questo libro è una guida alla lettura di Heidegger e, come ogni guida, conduce da un “primo inizio” a un “altro inizio” come lo chiama Heidegger, per giungere al quale occorre attraversare l’intero pensiero occidentale, che è stato governato dalla metafisica inaugurata da Platone, la cui preoccupazione era quella di salvare gli enti, le cose del mondo: “sozein ta phainomena” dice Platone nel Sofista, perché le cose del mondo divengono, sono e non sono, e pertanto occorre andare alla ricerca di qualcosa che le garantisca dalla possibile rapina del nulla.
La forma più attrezzata, e anche la più potente, per garantire gli enti – ossia le cose del mondo – è per Heidegger la tecnica, che non è solo una delle tante espressioni dell’ideazione umana, ma la realizzazione compiuta dell’intenzione segreta della metafisica, la più sicura, la più idonea a garantire non solo la disponibilità di tutti gli enti, di tutte le cose, ma anche la loro riproducibilità. Tutto ciò ha però un prezzo, e non è un prezzo da poco, che prevede si utilizzi quell’unica forma di pensiero idonea allo scopo, che è il pensiero come calcolo: calcolo economico, calcolo tecnico: Denken als rechnen, come lo chiama Heidegger.
- Il primo inizio
Nasce da qui la necessità di reperire un pensiero alternativo a questo modo di pensare, le cui tracce possono essere rinvenute nel pensiero aurorale, il “primo inizio (der erste Anfang)” come lo chiama Heidegger, dove il pensiero si rivolge alla physis, alla natura, non nell’accezione giudaico- cristiana che fa della natura un ente creato da Dio e consegnato all’uomo per il suo “dominio” come si legge nel Genesi, ma come quell’orizzonte immutabile che, al dire di Eraclito, “nessun dio e nessun uomo fece, ma sempre è stato, ed è, e sarà fuoco vivo in eterno, che al tempo dovuto si accende e al tempo dovuto si spegne”. Il respiro della terra.
Seguendo una ricerca etimologica collaudata, Heidegger rende la parola physis con il termine “essere” che non è (ist) un ente, ma si dà (es gibt) all’ente, facendolo apparire, mostrandolo. E la “verità” – in greco aletheia – è lo svelamento degli enti, il loro uscire dal nascondimento (lethe) grazie all’offerta dell’essere. Il pensiero calcolante, che caratterizza il modo di pensare in Occidente, si occupa solo degli enti e, dimentico dell’essere, tratta l’essere come un niente. Ma avverte Heidegger: “Nella dimenticanza dell’essere, promuovere solo l’ente, questo è nichilismo”.
Il disinteresse che oggi l’uomo occidentale rivela nei confronti dell’essere, rispetto ad esempio ai valori della vita, del mondo, dell’economia, della storia, di Dio, dimo- stra che continua non a misurare, ma a essere misurato dal nichilismo, ossia dalla persuasione che l’essere in se e niente, perche e qualcosa solo nell’ente che vale, che vive, che è utile, che serve, che diviene, che è causa di altri enti e in generale di tutti gli enti, in una catena di rimandi dettati unicamente dall’utilità.
Il nichilismo che caratterizza il pensiero occidentale non annulla l’essere, ma considera l’essere come un nulla perché considera l’ente come il tutto. Questa considerazione – che Heidegger chiama ontica in contrapposizione a ontologica, che invece va alla ricerca del senso dell’essere – ha deciso il modo di pensare e di fare civiltà dell’Occidente. Se il nichilismo non è la negazione dell’essere, ma la sua dimenticanza, anche la storia che avviene nella più grande indifferenza nei confronti dell’essere è storia dell’essere, è storia della sua assenza, del suo starsene nascosto, custodito in quel nascondimento (lethe) di cui la verità è manifestazione (a-letheia). La non-verità accoglie quindi l’Occidente e le opere a cui l’Occidente si è affidato, dopo averle “poste in essere” lontano dall’“essere”. […]
Dall’introduzione di Umberto Galimberti, Heidegger e il nuovo inizio. Il pensiero al tramonto dell’Occidente
© Feltrinelli Editore 2020